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La vibrazione di un Poe

suòno [Der. del lat. sŏnus] La causa delle sensazioni uditive, consistente in onde elastiche longitudinali nell’aria, di intensità e frequenza appropriate

https://www.treccani.it/enciclopedia/suono_(Dizionario-delle-Scienze-Fisiche)/

Nanni Moretti in Palombella Rossa, con quella caustica cuffia da pallanuoto in testa, dice che le parole sono importanti; io gli do ragione ma credo che ci sia qualcosa di ancora più importante perché, quando sei bloccato e non sai più dove sbattere la testa, riparti sempre da loro: le definizioni.

Il suono (dal latino sŏnus) è la sensazione data dalla vibrazione di un corpo in oscillazione.

https://it.wikipedia.org/wiki/Suono#:~:text=Il%20suono%20(dal%20latino%20sonus,di%20un%20corpo%20in%20oscillazione.

Discutendo l’argomento del nostro secondo ciclo interno di racconti abbiamo pensato di lavorare su un senso, l’udito, ma non riuscivamo comunque ad arrivare al punto: come caratterizzare la consegna in modo che fosse meno vaga e, soprattutto, davvero sfidante?

Così abbiamo fatto un passo indietro, concentrandoci sul buddy preferito dell’udito, il suono, ma anche in questo caso è sorto subito un dubbio: cos’è un suono?

Ecco, quindi, che entrano in gioco le definizioni: Treccani in questo caso è molto democristiana, prende tempo come un ragazzo alla cattedra durante un’interrogazione a sorpresa e ci ragguaglia sul fatto che il suono – dal latino sŏnus, che significa suono, scontato, ma anche parola – è “la causa delle sensazioni uditive”. Indiscutibile, forse però un po’ tautologico. Decisamente più interessante la seconda parte: “consistente in onde elastiche longitudinali nell’aria”. Si parla di onde, parola ambigua, affine tanto agli scienziati pazzi quanto al mare, che non sfigurerebbe in un film di Christopher Nolan come in un libro di Virginia Woolf. Iniziamo a ragionare.

Più sfiziosa, nella sua apparente semplicità, la definizione proposta da Wikipedia (sempre sia lodata): “Il suono è la sensazione data dalla vibrazione di un corpo in oscillazione.”

Suono, vibrazione, corpo, oscillazione. Che cosa curiosa, sembra una definizione perfetta di questo:

Mi ci concentrai con un’attenzione profonda, acuta, quasi sperando con quella insistenza di arrestare la discesa del pendolo. Meditai a lungo sul suono che produrrebbe la lama attraversando l’abito, sulla sensazione particolare e penetrante che lo stropicciamento della tela produce sui nervi. Pensai per molto tempo a tutte queste futilità, finché ne ebbi il capo stanco e addolorato.

Esso scendeva sempre più giù, sempre più giù. Provavo un folle piacere nel paragonare la sua velocità dall’alto in basso con quella laterale.

A sinistra, a destra, e poi andava lontano lontano, quindi tornava ancora, fino al mio cuore, col muggito di uno spirito dannato, coll’andatura furtiva della tigre! Gridavo e ridevo alternativamente, secondo come le idee prendevano il sopravvento.

E. A. Poe, Racconti curiosi e grotteschi: https://edgarallanpoe.it/il-pozzo-e-il-pendolo-racconto/

Il brano è tratto da Il pozzo e il pendolo, un racconto dell’orrore del 1842 scritto da uno abbastanza famoso per scritti su Corvi e cuori che pulsano, il cui protagonista si ritrova prigioniero dell’inquisizione spagnola, minacciato da una grande lama tagliente a forma di pendolo, sospesa sopra di lui, che si appresta a tranciarlo in due.

I dettagli sonori forniti dall’autore sono pochi ma illuminanti: l’uomo immagina il suono della lama, che intanto muggisce come uno spirito dannato acquistando così una volontà propria e demoniaca, quando gli trapasserà i vestiti, trinciandogli i nervi. Questa fantasticheria concretizza in modo tanto intenso il pensiero della morte da fare impazzire il protagonista: “Gridavo e ridevo alternativamente, secondo come le idee prendevano il sopravvento”.

Poe ci insegna che bastano pochi elementi – un suono o anche solo il pensiero di un suono, una minaccia e una vibrazione – per ottenere tantissimo.

Noi abbiamo deciso di seguire il suo esempio e ci siamo dati completa libertà di cucinare con questi ingredienti selezionati (un suono, un conflitto, un corpo e una vibrazione) i piatti più disparati, a partire dalle vibes cosmologiche di Dissonanze, il racconto che inaugura questo secondo ciclo.

Certo, i risultati non saranno gli stessi di Poe ma, del resto, non si diventa il maéstro americano della narrativa dell’orrore per caso; però ci siamo divertiti e siamo anche abbastanza soddisfatti dell’essere riusciti a intitolare un ciclo “La vibrazione di un corpo” in modo razionale, inseguendo una logica, senza rischiare di impazzire. O forse siamo solo caduti anche noi nel pozzo sbattendo forte la testa e adesso le parole ci oscillano davanti come la grande lama. Magari è andata semplicemente così, ma saperlo è così importante?

Chiedetelo a Nanni.


A illustrare l’articolo, un particolare della locandina di The Pit and the Pendulum di Roger Corman (1961), trasposizione cinematografica del racconto omonimo di Poe