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La maestria del solletico

Sono seduto al tavolo del soggiorno di casa mia. Davanti a me la finestra dà sul parco condominiale allagato da una pioggia così candida e leggera che mi ricorda – per qualche motivo – il sapore persistente di certe caramelle gommose che restano appiccicate sui denti.

Comunque, non è questo ciò di cui volevo scrivere. Mi ero seduto qui per parlare dei racconti erotici. Ricordo che lo scorso anno, in quel 2020 che pareva non dovesse finire mai – e invece tutto ha una fine, purtroppo o per fortuna – ero seduto sul balcone di una casa che affacciava sulla mia adorata stazione Tiburtina, qui a Roma. Era notte, una bottiglia di birra mi faceva compagnia mentre la mia ragazza leggeva a bassa voce uno dei racconti di Anaïs Nin, donna assurda e controversa che, insieme ad Henry Miller, pubblicò decine di racconti erotici inizialmente commissionati da un anonimo collezionista proprio all’autore di Tropico del Cancro. Leggevamo queste storie che, data l’epoca, mi risultavano estranei e a tratti grotteschi: orge, zoofilia, pedofilia, incesti, c’era di tutto. Quello che mancava, almeno per me, era proprio la componente erotica. Come poteva la gente eccitarsi a leggere quella roba? Era una domanda che ponevo alla mia stupenda lettrice al termine di ogni short story. Però imparavo cose nuove, oltre a condividere una magnifica esperienza con la mia compagna, e alla fine questo era tutto ciò che contava.

Di una cosa restavo certo: la letteratura erotica non era il mio genere. Non mi intrigava leggerla, né parlarne.

Quindi immaginate la mia espressione quando verso ottobre, dovendo scegliere il tema per il terzo ciclo di Spaghetti Writers, venne fuori che l’idea più apprezzata era stata quella di Francesco. “Scriviamo dei racconti erotici” scrisse in chat. E trovò un’approvazione pressoché unanime.

Come si crea dunque un racconto erotico?

Non ne avevo idea. Mi sono informato sul web, e spulciando ovunque capitavo in mezzo a forum vecchi di dieci anni (ve li ricordate i forum? La preistoria dei social network), fra siti di racconti che parlavano di badanti voluttuose, giochi fra cugini curiosi e stalloni africani intenti a sodomizzare ingenue ereditiere. Che roba, mi dicevo.

Ciò che emergeva, però, era che l’erotismo è connesso a doppio filo con l’immaginazione, con il non detto, con l’appena accennato. L’erotismo è un gioco, si diceva su quei siti. L’erotismo è un solletico fatto nel punto giusto del corpo e con la giusta pressione delle dita: se la pressione è troppo debole, lascia indifferenti; se troppo forte, fa ridere; se si tocca il pungo sbagliato, si provoca disgusto, a volte dolore. In ogni caso, il rischio è quello di spezzare il mistero, di condurre lontani da quel luogo oscuro che fa accelerare il battito cardiaco, prudere le mani e conturbare la mente. Il confine fra eccitante e ridicolo è sottile come quelle foglie che messe in controluce rivelano nervature impensabili. Basta poco per farle a pezzi.

Quindi, tornando alla domanda di poco prima: come si crea un racconto erotico?

Chissà se uno di noi sette troverà la risposta.

A voi basta leggerci per scoprirlo. Magari riusciremo a entrare nei vostri sogni più languidi.

David Valentini


In foto: Anaïs Nin