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Le voci di Virginia Woolf

Autore
Federico Malvaldi
Spaghetti Theatre
Drammaturgia
20 maggio 2022

PRIMO TEMPO

1941. Il faro di Godrevy Island.
Il rumore delle onde. Una stanza arredata alla meno peggio. In fondo, al centro, il fuoco di un camino scoppietta flebilmente. Davanti a esso sono disposte due vecchie poltrone che hanno visto tempi migliori. Sulla sinistra c’è un pianoforte verticale in legno massello, mangiato dai tarli, mentre, sulla destra, una grande finestra permette alla vista di perdersi sulla distesa dell’Oceano Atlantico. Più avanti c’è un tavolo, anch’esso in legno, apparecchiato per il tè, intorno al quale sono disposte tre sedie. Nella stanza sono sparsi pochi altri mobili – tra cui una piccola dispensa – anch’essi molto vecchi. Jane è seduta al pianoforte, lo sguardo perso in chissà quale pensiero: suona distrattamente qualche nota. Virginia è seduta al tavolino e sta facendo un solitario, mentre Mary è seduta su una delle vecchie poltrone e sta accarezzando lentamente il contenuto – che non ci è dato vedere – di un piccolo cofanetto in legno. Sparsi qua e là vi sono sassi di varie dimensioni e colori.

VIRGINIA Vogliamo giocare?

Silenzio. Le guarda.

VIRGINIA Jane!
JANE (distrattamente) Sì?
VIRGINIA Giochiamo?
JANE Da quando ti interessano i giochi di società?
VIRGINIA Qualcosa dovremo pur fare.
MARY Perdersi nei ricordi.
JANE O suonare. E cantare!
VIRGINIA Magari vuoi anche ballare.
JANE Perché no?
VIRGINIA Perché non sai suonare. Men che meno cantare. Siamo venute qui per giocare a carte.
JANE Tu, ci hai portate qui.
MARY Sole coi nostri pensieri.
VIRGINIA Che palle.
JANE Virginia!
VIRGINIA Siete due noiose.

Virginia rimescola il mazzo di carte e riprende a fare un solitario. Jane si alza e si avvicina a lei. Si siede. La guarda.

VIRGINIA Cosa vuoi?
JANE Ti sei innervosita.
VIRGINIA Sto bene. Non ho nulla.
JANE Ho preparato il tè. Con lo zenzero. Come piace a te.
VIRGINIA (pausa, riferita a Mary) Cos’ha in quella scatola?
JANE I suoi fantasmi, credo.
VIRGINIA È rimbambita.
JANE Non essere cattiva.
VIRGINIA Guardala. Vaneggia.
JANE A te non capita mai?

VIRGINIA Privatamente. A volte. È il mondo che ci fa vaneggiare.
JANE A me non capita mai.
VIRGINIA Perché tu sei perfettamente inserita nel sistema.

Silenzio. Jane si alza per prendere il tè.

JANE Vuoi lo zucchero?
VIRGINIA No. (pausa) Mary! Cosa stai facendo?
MARY Glielo avevo detto, io, che avrebbe preso freddo. Lui non mi ha ascoltata. Non mi ascolta mai.
JANE (versando il tè) Forse dovevi parlare più forte, cara.
VIRGINIA La voce degli uomini ci sovrasta sempre.
JANE Non iniziare, ti prego. (pausa) E poi, tu, sei felicemente sposata.
VIRGINIA Quindi?
MARY (alzandosi) Tuo marito ti ama molto.
VIRGINIA Più si invecchia, più si ama l’indecenza. (pausa) Ci sono dei biscotti?
JANE (passandole una scatola di latta) Eccoli. (Virginia ne prende uno) Mary, ne vuoi?
MARY (avvicinandosi con il cofanetto tra le mani) Uno, magari. (lo prende) Grazie. C’è del whisky? Irlandese, preferirei.
JANE A quest’ora?
MARY (masticando il biscotto) Perché, che ore sono?
JANE (a Virginia) Che ore sono?
VIRGINIA (osservando il biscotto) Penso vagamente alla possibilità di morire d’improvviso e mi dico: Beh, allora mangia, bevi, ridi e da’ da mangiare ai pesci. (lo addenta)
MARY Questo vuol dire che è l’ora del whisky!
JANE Non ti fa bene. Ti rende scura in volto e cattiva di lingua.
MARY Cattiva di lingua? Ma come parli?
JANE Velenosa.
VIRGINIA Meno noiosa, almeno.
MARY Mi trovi noiosa?
VIRGINIA Il Whisky è nella dispensa.

Mary appoggia il cofanetto sul tavolo e va a prendere il Whisky. Virginia è attirata dall’oggetto. Jane si siede.

JANE Io mi verso del tè.
MARY Invecchiato diciotto anni. Perfetto.
VIRGINIA Almeno quello, è arrivato alla maggiore età.
MARY (vedendo che Virginia sta per prendere il cofanetto) Non lo toccare. (pausa, Mary si siede al tavolo) È indelicato ficcare il naso nel dolore altrui.
JANE (prendendo il cofanetto) Ma è divertente ficcarlo nei segreti!
MARY Smettila!
VIRGINIA Apri, vediamo cosa c’è dentro!
MARY Smettetela, ho detto!

Jane lo apre e ne guarda il contenuto. Silenzio. Lo richiude. Mary si siede.

JANE (ridandolo a Mary) Mi dispiace.
MARY (versandosi da bere) Sarai contenta, adesso.

Virginia le guarda. Le tre bevono in silenzio.

JANE Vogliamo giocare? Siamo qui per questo. No?
MARY Siamo in tre. Non possiamo.
JANE Tressette col morto.
VIRGINIA Mi sembra molto azzeccato.
MARY Chi è il morto?
JANE Gioca col mazziere.
VIRGINIA Mary, lo fai tu?
MARY (non risponde, beve)
JANE Posso farlo io.
MARY Dovremmo estrarre le carte. Sarà la sorte a decidere chi gioca con la morte.
VIRGINIA Come sempre.
JANE La prima che estrae una carta di quadri, comanda il mazzo. (mettendo il mazzo al centro) Mary… prego.
VIRGINIA Perché inizia lei?
JANE Seguiamo il senso antiorario.
MARY (pescando) Picche.
VIRGINIA Il due?
MARY (mettendo la carta sul tavolo, infastidita) L’asso. (a Jane, che sta ridendo sotto i baffi) Ti diverte?
JANE Perdonami. La sua battuta di spirito era stranamente azzeccata.
VIRGINIA Stranamente?
JANE Di solito sei semplicemente indelicata.
VIRGINIA (pescando) Almeno non sono noiosa. (pausa) Fiori.
JANE Creare conflitto non è sufficiente per non essere noiosi.
VIRGINIA Dipende dal conflitto che crei.
MARY Il solo che merita di essere raccontato è quello tra la vita e la morte.
JANE Non sono d’accordo.
VIRGINIA Anche i sogni matrimoniali delle ragazzine aristocratiche meritano di essere raccontati.
JANE (ignorandole, pescando) Cuori.
MARY (insieme a Virginia) Appunto.
VIRGINIA (insieme a Mary) Appunto.

Ridono.

JANE Trovare qualcuno che ci ami… vi sembra una cosa così orribile?
MARY Il matrimonio è una forza distopica sulla vita della gente.
JANE Tu sei sposata!
VIRGINIA Lui non sembra essersene accorto, però!

Ridono. Mary beve.

VIRGINIA Avanti, Mary. Il due di picche ti aspetta.

Mary pesca: esce il due di picche. Jane ride.

MARY Come hai fatto?
VIRGINIA Chi lo sa, destino! (pesca) Asso di quadri.
JANE Il morto è tuo! (pausa, pescando) Chissà che carta avrei pescato adesso…

Guarda la carta, ma resta in silenzio.

JANE (con un sorriso forzato) Beh, possiamo iniziare!

Virginia prende il mazzo e inizia a mescolare.

JANE Tredici carte, giusto?
MARY La sommossa di Lucifero.
VIRGINIA Si gioca a dieci. A tredici è la Tocca. / (porgendole il mazzo) Spacca.
JANE (spaccando) Giusto.
MARY Per esaminare le cause della vita bisogna far ricorso alla morte.
VIRGINIA (dando le carte) Deve esserci un tale silenzio, laggiù.
JANE Dove?
VIRGINIA Nella morte.
JANE È con la vostra allegria che conquistate gli uomini?
VIRGINIA Io sono felicemente sposata, ricordi?
MARY Percy è un amante meraviglioso.
JANE Sì. (breve pausa) Sono in molte a dirlo.
VIRGINIA Attenzione, attenzione!
MARY Essere cattiva con me, non riporterà il tuo caro Thomas sotto le lenzuola.
JANE Il suo affetto, per lo meno, era sincero.
MARY Percy e io crediamo nell’amore libero. Un concetto che una romantica come te non può certo capire.
VIRGINIA (scoprendo la mano del morto, a Jane) Sta a te determinare il palo.
JANE Il due di quadri.
MARY Le persone dovrebbero vivere e amare come desiderano.
JANE Ma non per questo debbono perdere la dignità. VIRGINIA Il morto gioca l’asso di quadri.
MARY Il sette di quadri.
VIRGINIA Il tre. Mano mia.
MARY Cazzo!
VIRGINIA Quello che Percy non ti dà.

Jane scoppia a ridere. Mary resta a bocca aperta, in silenzio. Poi beve.

VIRGINIA (decidendo che carta giocare) È questo che accade quando si vive all’ombra di un uomo. Si viene umiliate. Di continuo. (pausa) Re di fiori.
JANE Sta a me?
VIRGINIA Sì.
JANE Che carta potrei mai –
MARY In quanto femminista dovresti supportare le altre donne, non umiliarle.
JANE Credo proprio che giocherò questa…
VIRGINIA Io lo faccio! Ma non quando queste sono le prime a desiderare la schiavitù.
MARY Credi io goda della mia situazione?
VIRGINIA Ribellati, allora. Persegui gli ideali che tanto osanni.
MARY Cosa pensi abbia fatto nel corso della mia vita?
VIRGINIA Hai predicato bene e razzolato male.
MARY (ridendo ironica) Certo. È chiaro. (pausa) Jane vuoi giocare la tua carta?
VIRGINIA Non controbatti neanche?
MARY Non ne vale la pena.
JANE Gioco l’asso di fiori.
VIRGINIA Illuminami, Mary. Ti prego.

JANE Immagino che il morto giochi il sei di fiori. Può giocare solo questo. Per forza!
MARY Ho amato un uomo. È vero. Così tanto da trasformarlo nel mio demone personale, il dolore dentro al quale sono annegata più e più volte. Ma questo non ha fatto sì che io mi spezzassi. Non completamente. Mi sono sempre rialzata. Nonostante tutto. Nonostante… (sfiora il cofanetto) tu ne saresti capace?

Silenzio. Mary beve.

JANE Sta a te, Mary.
MARY Due di fiori.
JANE Mano tua!
VIRGINIA Sei stranamente silenziosa.
JANE Sono concentrata sul gioco.
VIRGINIA Cosa ne pensi?
JANE È molto impegnativo.
VIRGINIA Fai sempre così. Prima lanci l’offensiva e poi ti tiri indietro.
JANE Di cosa stai parlando?
MARY Cerca di farci litigare. Come sempre.
VIRGINIA Non era questo il mio piano.
JANE Le donne devono restare unite, farsi forza a vicenda. Sbaglio?
VIRGINIA Non sbagli.
JANE E poi ci vuoi bene.
MARY Siamo sempre qui. Con te.
VIRGINIA (pausa) Certo.
JANE Non litighiamo più, allora! Mary vuoi giocare? Sto perdendo, ma sono sicura di poter recuperare. (un tuono in lontananza) Sta per piovere. È davvero un peccato. C’era un sole così bello, prima. (pausa) Virginia. Le ombre oscurano il tuo volto. A cosa stai pensando?
VIRGINIA (pausa) Penso a come contiamo poco, come tutti contino poco. Com’è travolgente e frenetica e imperiosa la vita. E come tutte queste moltitudini annaspino per restare a galla. (pausa) Mi dispiace, Mary. Sono stata crudele. Non avrei dovuto.
MARY Non parliamone più. Giochiamo. (calando una carta) Donna di cuori.
VIRGINIA Questa mano andrà senza dubbio alla nostra Jane. / Gioco l’asso.
JANE Non ho un cuore abbastanza forte da sconfiggere le carte della morte. Ho solo un cinque.
VIRGINIA E il morto gioca il due. Mano sua. Io e la signora in nero stiamo vincendo.

Inizia a piovere.

JANE Non riesco a fare neppure un punto!
MARY Sarai fortunata in amore.
JANE Dovrei ridere?
VIRGINIA Da quanto non vedi Thomas?
JANE Avevo diciotto anni, l’ultima volta.
MARY E non hai più amato, da allora?
VIRGINIA Quello che vuole sapere è se fai sesso.
JANE Non avete altri pensieri, voi?
MARY Hai mai considerato quello a pagamento?
JANE Mary!
MARY Che c’è? L’acqua cheta fa crollare i ponti.
JANE Non ho intenzione di rispondere.
MARY Alcuni di loro sono molto capaci. Dolci, talvolta. Usano la lingua in modi prodigiosi. VIRGINIA Sempre che sappiano cosa sia un clitoride.

Ridono.

MARY C’è chi si consola con le donne.
JANE Io non lo farei mai.
MARY Tu no. Ma la nostra amica, qui…
VIRGINIA Non ci trovo nulla di male.
MARY La cosa non è vista molto di buon occhio.
VIRGINIA Tutto ciò che riguarda una donna, non è visto di buon occhio.
JANE Vogliamo continuare a giocare?
MARY Ti mettono in imbarazzo questi discorsi?
JANE Dovresti smettere di bere, Mary.
VIRGINIA Che male c’è nel consolarsi a vicenda?
JANE Tu sei sposata!
VIRGINIA Mio marito… lui non puoi darmi tutto quello che cerco.
JANE Lo sa, almeno?
VIRGINIA Certo.
JANE E non soffre della cosa?

Silenzio.

JANE Mary, tu sai cosa si prova.
VIRGINIA Con lei il mondo sembra restare finalmente in silenzio. Leonard è un uomo adorabile. Più di ogni altra cosa al mondo, desidera il mio bene. Ma quando sono con Vittoria – solo in quegli istanti – i miei pensieri trovano pace. Le voci si placano. Ogni pezzo, ogni frammento, si ricompone.
JANE Il tuo è semplice spirito di ribellione.
VIRGINIA Sentimenti. Non è di questo che si tratta? Lo dici sempre tu.
JANE Un’anima soffre a causa tua.
VIRGINIA Noi abbiamo sofferto per secoli. Sottomesse dal sopruso degli uomini.
JANE Non è un buon motivo per torturare tuo marito a questo modo.
VIRGINIA (pausa) Sta al morto giocare.
JANE Io non ne ho più voglia.
VIRGINIA Perché ti prendi a cuore una cosa che non ti riguarda?
JANE Perché hai tutto quello che una donna potrebbe desiderare, eppure non ti basta.
VIRGINIA Tutto quello che una donna potrebbe desiderare? Davvero? Un matrimonio felice. Una casa. Cos’altro? (pausa) Per secoli le donne non sono state altro che specchi, dotate della magica e deliziosa proprietà di riflettere la figura dell’uomo a grandezza doppia del naturale. Tu dici che ho tutto. Non ho nulla. Non possediamo nulla! Abbiamo illuminato, come fiaccole, le opere di tutti i poeti dal principio dei tempi. I nomi si affollano nella mente. Se la donna non avesse altra esistenza che nella letteratura maschile, la si immaginerebbe una persona di estrema importanza. Eroica. Meschina. Splendida. E sordida. Infinitamente bella ed estremamente odiosa. Grande come l’uomo, e, pensano alcuni, anche più grande. Ma questo è nella letteratura. Nella realtà veniva rinchiusa. Picchiata. Malmenata. Era la schiava di qualunque ragazzo i cui genitori le avessero messo a forza un anello al dito. Non sapeva quasi leggere. Scriveva a malapena. Ed era proprietà del marito.
JANE Le cose stanno cambiando.
VIRGINIA Cambia la forma, ma non la sostanza. (breve pausa) È una profonda delusione constatare che voi due, in vita vostra, nonostante il privilegio di poter dar voce ai vostri pensieri, alle vostre parole, non avete fatto altro che confermare quanto siamo, noi tutte, vittime di questo sistema deplorevole. E di come non facciamo nulla per combatterlo.
MARY In prima persona – mio padre prima di me, e mia madre! – ho combattuto per ideali nuovi. Per un amore libero dai legami del matrimonio. Dai vincoli sociali che opprimono gli esseri umani. (pausa) Mi sono battuta per la mia emancipazione. Per la convinzione che le donne debbano essere indipendenti, al pari degli uomini. Economicamente. Sessualmente. (pausa) Sai cosa ne ho guadagnato? Una vita povera. Di stenti. In cui ho perso tutto. Soprattutto la dignità. (beve)
VIRGINIA L’amore per un uomo ti ha fatto perdere tutto.
JANE E tu la condanni per questo?
VIRGINIA Io vi condanno perché vi siete rese schiave.
MARY Dell’amore. Sì. Predisponi il rogo, se è questo di cui ci accusi.
JANE No. Non è questo. Neppure lei ci condannerebbe per il dolore che abbiamo sofferto. (breve pausa) Tu ci biasimi perché hai bisogno di un capro espiatorio. Di qualcuno a cui addossare la colpa della tua infelicità.
VIRGINIA Io non sono infelice.
MARY Perché ci hai portate qui, allora?
VIRGINIA (pausa) Non lo so. Non riesco a capirlo.

Silenzio.

MARY (alzandosi) Non avevo idea che tanta infelicità potesse nascere dall’amore.
JANE Dove vai?
MARY Lei non vuole parlare con noi, adesso.

Mary prende il suo cofanetto e torna al fuoco.

MARY Si è spento. La tenebra è profonda, quando la vita vacilla.

Mary si siede su una poltrona, rannicchiandosi su se stessa. Inizia ad accarezzare il contenuto del cofanetto e a cantilenare una melodia. Virginia si alza e si avvicina alla vetrata. Si accende una sigaretta.

VIRGINIA (a Jane) Non guardarmi così.
JANE Non ti guardo in nessun modo, Virginia.
VIRGINIA Lo fai. Mi scruti. Cerchi qualcosa, qui, nei miei pensieri. Giudichi la mia vita. La valuti come se le dovessi dare un voto. E quel voto è un’insufficienza. Una vita distante anni luce dal tuo modo di vivere. Da quella che tu reputi essere la felicità.
JANE Perché sei così arrabbiata?
VIRGINIA Non lo sono. Solo perché non sorrido con cortesia o abbasso lo sguardo con timidezza, non significa che io sia arrabbiata. O triste. (a sé) O disperata. (pausa) Quantomeno non appaio frivola, né petulante.
JANE Desiderare la felicità non è né frivolo né, tantomeno, petulante.
VIRGINIA Una donna non dovrebbe sbavare dietro a un uomo per essere felice.
JANE Un essere umano, non dovrebbe trascurare i suoi sentimenti. Per esserlo.
VIRGINIA E i tuoi sono amore, amore e amore! È nauseante.
JANE Sono poche le persone che io amo veramente. E ancora meno quelle che stimo. Più conosco il mondo, più ne sono delusa. Ed ogni giorno di più viene confermata la mia opinione sulla incoerenza del carattere umano. E sul poco affidamento che si può fare sulle apparenze. Su quello che sembra buono. O bello. O delicato…

Silenzio.

JANE Cosa ti opprime, Virginia?

Silenzio.

JANE Cosa ti manca davvero?

Silenzio.

JANE Guardati intorno. Il mondo si sveglia ogni mattina con il sorgere del sole. Il mercato che prende vita. Il profumo del pane appena sfornato per la strada. Il caffè che ribolle sul fuoco. Il mondo si sveglia con le sue meraviglie. Le sue tenerezze. Per ogni crudeltà che accade, ci sono almeno mille motivi per trovare la forza di sorridere. La musica di un pianoforte. Una mano che stringe la tua. Il suono delle onde. (pausa, si avvicina a lei) Ci sono mille motivi per non farsi sopraffare.
VIRGINIA E mille guerre che distruggono intere città. La crudeltà degli uomini. La violenza che ci sopraffà, minuto dopo minuto, attimo dopo attimo! La vita non è fatta di merletti, pettegolezzi e amori bucolici. Il fatto che tu finga che non esista altro, non rende la guerra e la violenza spettri inesistenti, la miseria un semplice soffio di vento o la disperazione di una donna un banale capriccio. (pausa) C’è dolore nella vita. E forse solo nella morte, troveremo la pace che tu ti illudi di cercare qui. Con il tuo mare. Il tuo sole. E il tuo amore.
MARY Quanto ti lagni.
VIRGINIA Cosa hai detto?
MARY (facendole il verso) Come sono triste. Quanto sono triste. (pausa) Sei patetica.
JANE Mary…
MARY (avvicinandosi) Cosa? È la verità. Non sa fare altro che piangersi addosso. Se essere una femminista significa questo… la libertà dovrebbe corrispondere alla felicità, non a questo piagnisteo. Dal dolore dovremmo rinascere, invece di autocommiserarsi a giornate intere. La vita è orribile. Tremenda. Non è una scoperta, questa. E allora? Ci sono padri che a malapena riescono a sfamare i loro figli. Donne che vengono picchiate. Bambini che vengono uccisi da una febbre o dalle bombe. Poveri che mendicano senza riuscire a mettere sotto i denti un pasto caldo per mesi. Carestie. Pestilenze. Morte. Loro, possono piangersi addosso. Non tu che te ne stai vestita con i merletti, che tanto dici di detestare, a scrivere storielle su come dovrebbero o non dovrebbero andare le cose. La vita è stata dura, a volte? Certo. Lo è stata per tutti. Lo è per tutti. Ma se ognuno facesse come te, la mattina, al risveglio, le nostre orecchie udirebbero un unico suono: una lunghissima lagna infinita. (pausa, si siede) Sta al morto giocare, sbaglio? (beve)
VIRGINIA Pensavo la partita fosse finita.
MARY Non ho intenzione di lasciarti vincere. E tu, Jane?
JANE Come preferite.
MARY Bene. (a Virginia) Che carta giochi?
VIRGINIA (sedendosi) Cosa ti è preso?
MARY Sei noiosa. Questo mi è preso. O ci liberi da questo faro o continuiamo a giocare.
JANE (sedendosi a sua volta) Quello che vuole dire Mary –
MARY È che, a volte, sei insopportabile, Virginia Woolf.

Silenzio.

VIRGINIA Fante di Picche.
MARY Asso, di picche.
VIRGINIA Il due.

Silenzio. Le due guardano Jane.

JANE Che c’è?
VIRGINIA Sta a te.
JANE Beh, gioco il tre. È ovvio.
MARY Jane passa in testa!
VIRGINIA Cazzo.
MARY Quello che non prendi da tuo marito?
JANE Possiamo smettere di litigare? Per favore.
MARY Facile chiederlo adesso che stai vincendo.
JANE Stiamo vincendo. Siamo in squadra insieme, ricordi?
VIRGINIA Perché non alziamo la posta in palio?
JANE Vale a dire?
VIRGINIA Scommettiamo.
MARY Io ci sto.
JANE Cosa vorreste scommettere?
VIRGINIA Ognuna di noi fa una pretesa.
MARY Se vinco io, chiudi quella bocca velenosa per l’eternità?
VIRGINIA Ad esempio.
JANE Come facciamo a essere sicure che la chiuda davvero? (ridendo) Dovremmo restare con lei in ogni momento.
VIRGINIA Qui. Nella mia testa. Come un cancro.
MARY Farò una richiesta più concreta, allora. Immediata.
JANE Aspettate. Così non potremmo più giocare in coppia.
MARY Saremo sole, sì.
VIRGINIA Come sempre. Nella vita.
JANE Chi inizia?
VIRGINIA Perché non tu?
JANE Ci dovrei pensare. (breve pausa) Forse… ma no, è una sciocchezza.
MARY Io un’idea ce l’avrei.
VIRGINIA Voglio sapere quella di Jane.
JANE (pausa) Devi chiedere scusa a me e Mary.
VIRGINIA Tutto qua?
MARY Una scommessa sprecata.
JANE Sentiamo le vostre, allora.
VIRGINIA Aspetta, la penitenza deve essere per entrambe le avversarie.
MARY Devi decidere cosa vuoi da me.
JANE (pausa) Che tu non apra mai più quel cofanetto.
MARY Non posso farlo.
VIRGINIA Non puoi rifiutarti.
MARY È personale. Troppo per giocarmela in una partita a carte.
VIRGINIA Una partita contro la sorte.
JANE È per il tuo bene.
VIRGINIA Un’altra scommessa sprecata.
JANE È quello che voglio.
VIRGINIA Desideri torbidi. Assolutamente oscuri.
JANE Puoi deridermi quanto vuoi, non cambierò idea.
VIRGINIA Bene. (a Mary) Rilancio: se vinco voglio che bruci quella scatola.
MARY Neppure sai cosa c’è dentro.
VIRGINIA Vederti disperata mi compiace. (pausa, a Jane) E da te… voglio un bacio.

Mary scoppia a ridere.

JANE No!
VIRGINIA Un bacio vero. Passionale. Intenso.
JANE Non mi sembra opportuno.
MARY Secondo me si sta eccitando. Ti stai eccitando, Jane?
JANE Non sono attratta dalle donne.
MARY Come fai a saperlo?
VIRGINIA Dopotutto, non hai mai provato.
JANE Né mai proverò.
VIRGINIA Dovrai vincere, allora.
JANE Vincerò. O vincerà Mary.
MARY Potrebbe non andarti così bene.
VIRGINIA Non le chiedere di fare sesso, ne morirebbe.
MARY Sei vergine?
JANE Non ho intenzione di rispondere.
VIRGINIA Dio mio, ecco perché scrivi solo di merletti e matrimoni.
MARY Neppure con Thomas? Dovevi cogliere l’attimo!
JANE A vedere la tua condizione, ho fatto bene a non farlo.
VIRGINIA Quanto mi piace il tuo orgoglio, Austen. Quando viene fuori.
MARY Cosa vorresti dire?
JANE Hai aperto le tue sottane a Shelley. Ha abbandonato moglie e figlio per scappare con te. Se tu avessi fatto un’altra scelta, probabilmente, a quest’ora saresti meno infelice e non dovresti custodire i tuoi fantasmi dentro a un cofanetto di legno.
VIRGINIA (si accende una sigaretta)
MARY Non l’ho obbligato.
JANE Dovevi obbligare te stessa.
MARY A fare cosa, esattamente?
JANE Sai che sono la prima a sostenere che una donna debba inseguire i propri sentimenti. Lottare per essi. Ma dovrebbe farlo con ordine, armonia e sobrietà. Capendo che certe lotte non valgono la pena non perché la società ci impone le sue regole, ma perché il cuore ne soffrirebbe tremendamente. E da scelte sbagliate non possono che derivare conseguenze terribili. Come è accaduto a te.
MARY Conseguenze alle quali possiamo porre rimedio.
JANE Come? Come pensi di porre rimedio alla morte dei tuoi figli?

Silenzio.

VIRGINIA Non si torna indietro. Non c’è farmaco che curi i colpi del Tristo Mietitore.
JANE Smetti. È raccapricciante.
MARY Un modo c’è. Per tornare.
JANE Oh, Mary. No… ti prego.
VIRGINIA Cosa vuoi dire?
MARY Se vinco io, dovrete aiutarmi a fare una cosa.
JANE Non contare su di me.
VIRGINIA Fare che cosa?
MARY Ridare vita alla morte.

Silenzio. Poi Virginia scoppia a ridere. Jane, invece, resta estremamente seria e preoccupata.

VIRGINIA Sei seria.
MARY Sì.
VIRGINIA Come pensi di fare, ti chiudi in un sepolcro e aspetti tre giorni?
MARY Con l’elettricità.
JANE Mary, tutto questo… non ti fa bene.
VIRGINIA Ora capisco perché Percy non ti dedica più le sue poesie.
JANE Questa tua ossessione per la morte…
VIRGINIA Per la vita, piuttosto.
MARY (alzando la voce) Smettetela!

Silenzio.

MARY (accarezzando con mano tremante il cofanetto di legno) Quante cose saremmo sul punto di conoscere se il timore o la negligenza non frenassero le nostre ricerche.
JANE Certe cose appartengono a Dio.
VIRGINIA Il quale non esiste. Capisci quanto sia complicato?
MARY Non può essere tutto qui. In questi attimi effimeri. Non si può ridurre tutto a un semplice soffio di vento.
VIRGINIA Chi vorresti resuscitare?

Silenzio.

MARY (con un sorriso amaro, stemperando) Giochiamo. No? Non è detto che io vinca! Se perdessi, non dovremmo neppure porci il problema. Sarà la sorte a decidere, una volta ancora. Jane, cara. Sta a te.
VIRGINIA Perché hai bisogno del nostro aiuto?
MARY Temo che, da sola, mi smarrirei.
JANE Motivo in più per lasciar perdere queste sciocchezze.
VIRGINIA Cosa dovremmo fare?
JANE Continuare a giocare.
MARY È la notte perfetta. I fulmini…
JANE Queste sono cose da uomini.
VIRGINIA Non esiste nulla che gli uomini possano fare e le donne no.
JANE Ti intendi di scienze naturali?
MARY La vita e la morte oltrepassano le leggi della natura.
JANE È una follia. Virginia, diglielo anche tu.
VIRGINIA (pausa) C’è un posto strano che si chiama dolore, dove tutte le regole sono diverse. (pausa) Va bene. (pausa) Facciamolo. Adesso.

Un tuono fortissimo e il lampo di un fulmine che abbaglia la stanza. Le tre donne si guardano. Buio.


Di seguito, il testo completo della drammaturgia.