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L’incidente

Autore
Francesco Casini
Ciclo #18 - Tre allegri spaghetti morti
Narrativa generale
25 maggio 2024

I due fissavano il cadavere dubbiosi. Dal piede pendeva un cartellino con su scritto “Jessica Alba”. 
«Sarà lei sul serio?» 
L’altro scosse la testa. 
«E che ne so.» 
Il dottore si avvicinò per osservare meglio. L’altro, appoggiato al manico del mocio, chiese quando fosse arrivata. 
«Due ore fa. Incidente in moto.» 
Curvo su di lei, la osservò lungamente, poi tirò un sospiro. Si decise a tastarla per un’analisi più accurata. Raggiunse un cassetto e tirò fuori dei guanti di lattice. 
«Nessuna abrasione. Nessun osso rotto o dislocato al tatto. Nessun livido. Nemmeno un’unghia rotta. Manca solo la testa.» 
Il cadavere era effettivamente decapitato. Un taglio quasi netto. 
«Dove sarà finita?» 
«Possibile non esista più.» 
L’altro aggrottò le sopracciglia. 
«Com’è possibile?» 
«A volte l’impatto è così forte che esplode.» 
L’inserviente non era convinto e meditò qualche secondo fissando il soffitto. 
«Scusi dottore ma non mi sembra questo il caso, guardi come è netto il trancio.» 
«Il trancio?» 
«Il taglio, il troncamento, insomma, come si dice, la segata… » 
«Senti giovanotto, perché non torni a lucidare le pavimenta.» 
L’inserviente si allontanò contrariato trascinandosi dietro mocio e secchio. 
«Tanto non può essere lei! A quest’ora sarebbe su tutti i notiziari.» 

Aveva ragione? Jessica Alba non era più sulla cresta dell’onda dai tempi di Sin City. Quand’era stato, venti anni fa? Una delle donne più sexy del mondo, adesso si trovava stesa sul tavolo dell’obitorio di fronte a lui. Almeno in parte. 
Già immaginava di raccontarlo ai suoi amici al pub, dopo la partita dei Dodgers. Sapete chi mi è capitato giù all’obitorio l’altra notte? Non ci crederete mai. No, non la mia ex moglie ahaha, bensì Jessica Alba, proprio lei. La sex symbol degli anni duemila, decapitata! La cowgirl latina di Sin City e… Non ricordava nessun altro film. 

Richiuse la cella orizzontale. Aveva bisogno di rinfrescarsi. Avanzò con le scarpe ortopediche sul linoleum fino a cessi in fondo al reparto. Sotto le luci dei neon proiettava ombre lunghissime. 
Forse la notizia non è ancora trapelata perché è notte fonda, pensò. Le agenzie di stampa però lavorano incessantemente, oppure no? Non ne era più convinto. 

Si guardò allo specchio. Pessima cera. Odiava i turni notturni all’obitorio ma rientravano negli obblighi dei periti giudiziari. Avrebbe potuto limitarsi a studiare dermatologia al college e a somministrare pomate cortisoniche per il resto della vita; invece si era specializzato in anatomia patologica, poi in legge e lo aveva preso in culo due volte. Ora si ritrovava con le occhiaie, calvizie, un principio di gobba e dermatite seborroica su tutto il volto . La privazione di sonno accorcia la vita, pensò. Aumenta il rischio di infarti, ictus, stress, psoriasi, malattie autoimmuni, obesità, diabete, depressione… 
«Cristo Santo.» 
Si tolse gli occhiali e si sciacquò la faccia. Una notte mi verrà un infarto qui dentro e mi ritroveranno steso assieme agli altri cadaveri, pensò. Però. Però stasera era assieme a Jessica Alba. 

Inforcò nuovamente gli occhiali e la visione nitida del suo aspetto diafano lo convinse che doveva immortalare quella notte in qualche modo. Si immaginò nuovamente al pub circondato dai suoi amici con espressioni stupefatte. Avrebbe raccontato in toni fantasiosi e iperbolici dell’incidente, della misteriosa assenza della testa e avrebbe mostrato a tutti una foto. Fermò subito la catena di pensieri e si guardò attorno. Aveva appena commesso un reato nella sua testa, ma per fortuna nessuno lo aveva visto.

Tornò alla camera frigo e aprì la seconda cella dall’alto. C’era un negro obeso con il pene sepolto nel grasso. Cella sbagliata. Estrasse nuovamente il corpo decapitato e lesse attentamente il cartellino all’alluce. “Jessica Alba”, non diceva altro. Solitamente sul cartellino c’era data, luogo della morte e nome del dottore che ne aveva constatato il decesso. Era arrivata con un verbale che riassumeva le circostanze dell’incidente e null’altro. Ai soccorritori che l’avevano trasportata aveva chiesto se fosse proprio lei, la celeberrima femme fatale di Sin City e loro avevano fatto spallucce. Erano appena vent’enni, non avevano idea di cosa stesse parlando. Ciò lo aveva rattristato ulteriormente. 

Scosse la testa. Che importava, la verità l’avrebbe scoperta in seguito. Nulla gli vietava di fare una foto. Se poi fosse stata una donna qualsiasi avrebbe solo avuto un cadavere in più sul cellulare. Ne aveva moltissimi che doveva allegare ai rapporti e alle autopsie. La presenza di Jessica Alba nuda e decapitata sul suo cellulare era perfettamente giustificata. Avrebbe solo dovuto evitare che trapelasse. 

Sfilò il telefono dalla tasca e si allontanò per inquadrare il corpo. Solo allora ne ammirò la dolce abbronzatura, le carni ben tornite e le curve. Doveva per forza essere lei. Scattò una decina di foto. Inquadrò bene le areole dei seni scure e la vulva piccola e chiusa. La vulva chiusa era la tipologia di fica che vedeva meno in obitorio. Quella da copertina di playboy, da fantasie pornografiche. La maggior parte delle donne che finiva in quelle celle erano vecchie con vagine cadenti, spalancate e clitoridi ipertrofici. Grandi labbra penzolanti come acciughe stagionate. Jessica Alba invece aveva un bello spacco senza prominenze o estroflessioni. Pulito come quello di una ventenne. 

Improvvisamente il dottore avvertì un indurimento nelle mutande e sgranò gli occhi. 
«No, non può essere.» 
Aveva appena avuto un’erezione per un cadavere. Era un mostro, un pervertito. Stava provando eccitazione sessuale per un corpo orrendamente decapitato. Già si vedeva sul lettino dello psicologo: “Non è stata una reazione cosciente dottore, è colpa del mio subconscio”, “Be’ allora metteremo in galera solo il suo subconscio. Andrà a dormire a San Quintino”. 
«No!» 
Sentì il carrello delle pulizie in corridoio e richiuse tutto frettolosamente. Nascose il cellulare e corse alla scrivania. Si allungò sulla sedia come se stesse riposando da un pezzo. 
L’inserviente fece capolino dal corridoio. 
«Ha detto qualcosa dottore?» 
«Tutto bene grazie.» 
L’altro rimase un attimo interdetto, poi proseguì col carrello al seguito. 

Il dottore tirò un lungo sospiro. Buttò la testa all’indietro e chiuse gli occhi. Da ragazzino aveva imparato a controllare gli attacchi di panico con gli esercizi di respirazione. Prese due grandi boccate d’aria e si tranquillizzò. Ho avuto un’erezione per il cadavere di Jessica Alba, pensò, e ridacchiò a voce alta. Che notte folle, i miei amici al pub non vedranno l’or- improvvisamente suonò il campanello del garage e il dottore trasalì violentemente. Vide delle luci blu trapelare dalle fessure del portellone e pensò fosse arrivato un altro cadavere. Quando aprì gli si gelò il sangue: era una pattuglia di polizia al completo. C’è un solo motivo per cui gli sbirri si muovono in squadra, per compiere un arresto. 
«P-posso aiutarvi?» 
«Buonasera dottore, siamo qui per il cadavere decapitato.» 
Mi hanno già beccato, pensò. Finirò in galera a ricevere rettoscopie da qualche galeotto tatuato di nome Dwayne. 
«Abbiamo ritrovato la testa.» 
«Come scusi?» 
«Abbiamo trovato la testa del cadavere. Il colpo col guardrail l’aveva tranciata di netto ed era volata in cima a un albero. Un gatto pare l’abbia fatta rotolare giù poco fa.» 
L’agente mostrò un sacco di plastica nero. 
«Non avevo altro in cui metterla.» 
Alcuni agenti ridacchiarono. 
«Grazie, dia pure a me, ci penso io.» 

Prese il sacco e si congedò. Chiuse il portello e andò al tavolo autoptico. Si strofinò le mani eccitato. Chiamò a gran voce l’inserviente. Sentì un tintinnio di chiavi nel corridoio. 
«Che succede dottore?» 
«Hanno trovato la testa» disse indicando il sacco. 
L’inserviente strabuzzò gli occhi. Lo raggiunse al tavolo. I due si guardarono esaltati. Fissarono a lungo il sacco e in fine lo aprirono. Guardarono all’interno e scoppiarono a ridere.
Il dottore si lasciò cadere sulla sedia.
«I miei amici giù al pub non mi crederanno mai.»

A illustrare: immagine creata con Canvas Image Generator in barba ai giovani illustratori