Speed Date
Una ragazza, ben vestita e truccata, aspetta seduta ad un tavolino da bar. Su di esso c’è una rosa in un vaso, una candela e un campanello da hotel. Una sedia vuota dall’altra parte.
Ah, dimenticavo… la ragazza è una vampira.
Vampira: Ci siamo. Questa è la volta giusta, me lo sento.
Suona il gong. Entra trafelato un alieno e si siede sulla sedia vuota. Subito batte sul campanello.
Vampira: Perché l’hai fatto? Sono così brutta che non mi dai neanche il tempo di parlare? Ma ti sei guardato tu? Tu, brutto sgorbietto cafone che…
Alieno: Scusalo, scusalo. Non capiva. Pensava questo iniziare.
Vampira: No, è il gong che dà inizio e fine. Il campanello serve per fermarsi prima.
Alieno: Lui capisce. Scusalo.
Vampira: Okay, okay. Sei straniero, vedo. Da dove vieni?
Alieno: Xsandroxenartur. Galassia lontana lontana… (si chiude in se stesso, preso da un malinconico ricordo)
Vampira: … Ahm, io dalla Transilvania. Una noia mortale. Piena di contadini insipidi e cimiteri silenziosi. Non faceva per me, capisci? Io volevo divertirmi, vivere la vita, girare il mondo… cose così. E invece il mio vecchio voleva che rimanessi a badare al castello di famiglia e al bestiame. Ma non mi ci vedevo proprio, no? Tu mi ci vedi?
Alieno: Non sa…
Vampira: Allora ho fatto i bagagli e sono scappata. Anche tu sei scappato di casa?
Alieno: Casa… (detta proprio come la direbbe E.T. con tanto di dito luminoso)
Vampiro: Non ti piaceva?
Alieno: Casa, bella. Distrutta da Impero Spaziale. Lui scappa per paura. Arriva Terra. Ora questa Casa.
Vampiro: Oh, beh, mi dispiace. Però, guarda il lato positivo… qui si sta alla grande, si vive bene, i divertimenti non mancano e…
Alieno: Lui vuole femmina.
Vampiro: Ah, ecco, sei un tipo diretto. Sì, beh, anche io sto cercando…
Alieno: Moglie. Tu moglie?
Vampiro: Oddio, non credi di correre troppo? Sì, insomma, sei un po’ bruttino, è vero, però sei anche esotico. Particolare. Ma non penso si possa già parlare di matrimonio. Non so come funziona da voi, però qui ci sono degli step, delle fasi intermedie. Non ho problemi perché tu sei un alieno, eh, ci mancherebbe, è solo che non so bene neanche se le nostre specie possono accoppiarsi, o se tu sei veramente un maschio oppure…
Alieno: Moglie, Casa. Moglie no, Casa no. Casa…
Vampira: Beh, ecco, come ti dicevo non credo che… (suona il gong). Oh, che peccato, è scaduto il tempo, mannaggia, non…
Alieno: (mentre si alza per andare via) Telefono?
Vampira: No, non… l’ho dimenticato a casa, e poi è rotto, spento. Magari la prossima volta.
Esce l’Alieno ed entra il Minotauro, vestito elegante.
Minotauro: Buonasera, lei è…
Vampira: Mi chiamo Carmilla, e tu…
Minotauro: Mi chiami semplicemente Mino, signorina Carmilla.
Vampira: Mamma mia, Mino, così mi fai sentire una vecchia! Diamoci del tu.
Mino: Ha ragione, ma proprio non ci riesco, signorina. È che sono uno all’antica. Mi perdonerà questo mio tradizionalismo almeno per stasera?
Vampira: Ma certo, per un uomo così galante questo e altro. Ma io continuerò a darti del tu, Mino.
Minotauro: Mi sembra giusto. Devo avvertirla però di un’altra cosa: questa è la mia prima volta qui, e quindi mi scuso in anticipo per eventuali modi sgarbati o scorretti che potrei avere nei suoi confronti.
Vampira: Non ti preoccupare, del resto anche per me è la prima volta (risata fintissima).
Minotauro: Ne ero sicuro. Una così bella fanciulla, era impossibile che si dovesse ridurre a cercare un compagno in modo tanto barbaro e superficiale.
Vampira: Assolutamente d’accordo. Le confesso, che sono qui per dar supporto ad un’amica. Poverina, è molto timida e mi ha chiesto di farle compagnia.
Minotauro: Ah, nobile quanto bella!
Vampiro: Beh, non per nulla ho sangue di conte nelle vene.
Minotauro: Sa che stavo giusto per chiederglielo? Lei assomiglia ad una principessa, per modi e beltà. (quasi tra sé) Come la mia Arianna…
Vampira: Chi?
Minotauro: Oh, mi perdoni non volevo offenderla…
Vampira: Si figuri, Mino. Continui, mi racconti di lei.
Mino: C’è poco in realtà da dire. Tempo fa vivevo in una casa enorme su una delle più belle isole della Grecia, costruita dall’architetto più in voga del momento. Dedalo, non so se…
Vampira: Certo, certo, lo conosco.
Minotauro: Beh, avevo un fisico scolpito, all’epoca, ed ero anche un grande guerriero, per questo ero invidiato dagli uomini e desiderato dalle donne.
Vampira: Ma anche adesso…
Mino: Inoltre, le altre città, mi pagavano pesanti tributi, perciò i soldi non mi mancavano. Un giorno, la dolce Arianna ed io ci innamorammo, e poco dopo ci sposammo. Molti suoi compatrioti non la presero bene. Erano di mentalità ristretta. Così, ci stabilimmo nella mia villa e vivemmo felici per molto tempo. Ma Arianna era incominciò a diventare incontentabile. Voleva sempre qualcosa da me: prima volle richiamare l’architetto per modificare la villa così tante volte che alla fine sembrava di vivere in un labirinto! Poi, mi disse che ero sì, forte e possente, ma senza un briciolo di erudizione, e mi costrinse perciò a studiare tutti i grandi filosofi e scrittori del passato. Non contenta, mi obbligò a chiedere ancora più tasse agli ateniesi, che cominciarono a ribellarsi e a vedermi come un mostro senza cuore. Io, un mostro! Mandarono anche dei sicari, ma lei non voleva sentire ragioni. Si era fatta comprare tutti gli arnesi per tessere e se ne stava tutto il giorno a far quello. E come mi ha ripagato per tutto questo? Eh? Scappando con un altro e inventando una storia assurda che mi dipinge come una bestia!
Vampira: No, non ci credo.
Minotauro: Quella stronza bastarda!
Vampira: Signor Mino…
Minotauro: Ha dato della vacca a mia madre, quando era lei la vacca! E quell’idiota con cui è fuggita? Un ciarlatano cagasotto, che ha messo in giro la voce che mi aveva ucciso! E lei! Lei che confermava! Ma ben gli sta, a quella bugiarda ladra! È stata fregata e abbandonata anche lei da quel pezzo di fango. Così…
Vampiro: Si calmi, la prego, signor…
Minotauro: Ah! Quando ci ripenso, quando ci ripenso mi imbestialisco come un toro! Non riesco più a trattenermi, io, io… (il gong interrompe la sfuriata del mostro, che inizia a piangere pateticamente. La vampira si alza e gli va vicino).
Vampira: Si calmi, è passato ormai, non ci pensi più. Potremmo andare fuori magari, e parlare da soli. Forse conoscere un’altra donna potrà aiutar…
Mino: Oh, Arianna perché mi hai lasciato, perché? Ho cambiato la mia natura per te, ho fatto…
Vampiro: Mino, mi stai ascoltando?
Mino: Oh, cara, dolce Arianna… dove sei? Ho ancora in tasca il tuo filo… (e mentre parla se ne va).
Vampiro: … As-aspetta! Dove… Beh, sai allora che ti dico? Tienitela quella troia della tua Arianna, peggio per te! Non lo voglio un uomo zerbino che…
Entra il Golem a passo di marcia, anche lui vestito e pettinato per bene. Forse anche troppo. La donna si ricompone e prende posto.
Golem: Ciao.
Vampira: Scusa, non è carino che urli in questo modo. È solo che…
Golem: Non fa niente, ci sono abituato, il mio padrone urla spesso contro di me.
Vampira: Il tuo…?
Golem: Padrone. Io sono un Golem, un essere fatto di argilla, che esiste solo per ubbidire ai comandi del suo creatore. È per questo che sono qui.
Vampira: In che senso? Ti ha detto lui di venire?
Golem: Sì, ha detto che sono troppo grande per essere ancora solo, e che è tempo che mi trovi una… “fidanzatina”.
Vampira: Ah, bene, tutti strani oggi. E quindi, sei qui solo per questo, o vuoi davvero, ehm, trovare qualcuno che ti piaccia?
Golem: Sceglierò solo quella che piacerà a Lei, non a me.
Vampira: Lei? Il tuo padrone è una “Lei”?
Golem: Sì, Lei è mia madre. Lei mi ha plasmato dal fango, e io gli obbedisco come un bravo figlio. Così mi ha insegnato.
Vampira: Il prossimo! (suonando il campanello).
Esce il Golem ed entra, zoppicante, un uomo con naso, occhiali e baffi posticci.
Vampira: (a sé, mentre l’uomo si avvicina lento) Lo sapevo, tutte le volte la stessa storia. La solita sfilata di pazzi! Beh, ormai ci siamo… Ciao!
L’uomo si siede. La scruta fisso con attenzione per qualche secondo. Poi si alza stizzito, si toglie baffi e occhiali e comincia a camminare nervosamente su e giù per la stanza senza più zoppicare)
Uomo: Ah, niente da fare, non è stata nemmeno lei. (parlando più a sé che a lei)
Vampira: Come scusa?
Uomo: Eppure la catena degli indizi portava qui. Il rossetto, le impronte, il tacco, il sangue. Non…
Vampira: Pronto? Parli con me o cosa? Che c’entra il mio rossetto con il sangue? (L’uomo fa per andarsene) Aspetta! Dove vai?
Uomo: Ah, giusto, mi scusi. (suona il campanello)
Vampira: Ma non capisco, perché…
Uomo: Credevo che fosse stata lei ad aver ucciso il povero Hercule Marple ma, ovviamente, mi sbagliavo. La distanza tra i suoi incisivi è troppo esigua, e la lunghezza del suo pollice e indice destro sono di gran lunga inferiore alle tracce lasciate sull’arma del delitto. Come se non bastasse, è chiaro che lei ha smesso da un po’ di nutrirsi di sangue umano. Dai miei calcoli, circa, ventisette giorni, anche se qualche volta ha fatto un piccolo strappo alla regola, ma senza ammazzare nessuno. Questo perché sta seguendo una dieta che la renda più magra e appetibile per un partner, cosa confermata anche dal luogo in cui ci troviamo. Il suo paio di scarpe mi aveva, ahimè, tratto in inganno, ma è evidente come il movente dell’omicidio non possa applicarsi a lei, in quanto giovane rampolla scappata da una famiglia di tipo nobiliare dell’Europa dell’est, come si può ben capire dall’anello.
Vampira: Come cavolo ha fa…
Uomo: A volte, anche basarsi su fatti logici oggettivi, può portare la mente fuori strada. Eh, no, non c’è nulla di così ingannevole come un fatto ovvio, mia cara, ma, eliminato l’impossibile, ciò che resta, per improbabile che sia, deve essere la verità.
Vampira: Ma, ma come… non c’ho capito niente!
Uomo: Mi dispiace, ma non ho tempo per spiegarglielo. (cominciando a guardarsi intorno come a cercare qualcuno) Devo recuperare il mio assistente che è qui da qualche parte e andare via.
Vampira: Allora, non era venuto per conoscere delle donne?
Uomo: Oh, no, mia cara, non ho interesse nelle donne. O negli uomini. Né nei rapporti sentimentali. L’unico essere che ha smosso qualcosa in me è stata una certa Irene. Ma non perché fosse una femmina, sia chiaro solo per… Ah, eccolo, trovato! Beh, la saluto, signorina, buona serata.
Vampira: ‘Sera.
Esce l’uomo. Entra l’Orco. Orrido e armato di asce.
Vampira: Mhh, ciao (un po’ intimorita dal suo aspetto). (Pausa) Allora… qual-qual è il tuo nome?
Orco: Thrag Sventrabudella, figlio di UR-Kahn il Mozzateste, del Clan delle Zanne Curve.
Vampira: Ah, be’, bene. E di cosa… di cosa ti occupi, Thrag?
Orco: Sventrare.
Vampira: Ah, capisco. E si guadagna bene? A sventrare dico.
Orco: Sventrare è bello.
Vampira: Sicuramente. No, dicevo… vabbè, non importa. E lavori tanto?
Orco: Sventrare sempre.
Vampira: Beh, sembra divertente. Che altri interessi hai?
Orco: Sventrare.
Vampira: Sì, ho capito. Altre cose?
Orco: (contando con le dita) Mozzare teste… segare piedi… tagliare…
Vampira: Okay, okay, basta. Non so, vediamo… tifi per qualche squadra di calcio? Ti piace il calcio?
Orco: (urla felice tipo scimpanzé) Bello calcio, bello!
Vampira: Oh, ecco un argomento! Io tifo per le Aquile Celesti e tu?
Silenzio
L’Orco la guarda con sguardo omicida. Si alza in piedi. Prende in mano una delle asce. Si sporge sul tavolo ed emette un ruggito terrificante)
Orco: I LUPI ROSSI MANGIANO LE AQUILE CELESTI! (batte sul campanello e se ne va)
Entra un bel ragazzo. Disinvolto, barba e capelli verdi, cappello alla Fred Astaire e drink alla James Bond. Agitato, non mescolato.
Lepricauno: Ciao, bellezza. (appoggiando il cappello sul tavolo)
Vampira: (Cercando di riprendersi dal precedente incontro) Ciao.
Lepricauno: Vuoi un goccio, tesoro? Per sciogliere il ghiaccio.
Vampira: No, ti ringrazio ma non credo sia il caso di…
Lepricauno: Oh, andiamo, solo un sorso. È una mia ricetta. È come il Vesper Martini, ma con un pizzico di magia in più.
Vampira: Ah, sì?
Lepricauno: Già, ricetta segreta. Ma forse a te… potrei dirla. Non so resistere al fascino delle belle ragazze.
Vampira: Oh, ma non… è che sono a dieta…
Lepricauno: (Porgendogli il bicchiere) Ma se sei informissima! Su, assaggia. Ci metto un estratto di un fiore che è il simbolo del mio paese, il quadrifoglio.
Vampira: Oh, be’… che male può fare? Allora vieni dall’Irlanda? (Beve un sorso) Wow! Coff… coff! Mica male! E di che ti occupi?
Lepricauno: Gioco in borsa, mi va alla grande. Sono un tipo fortunato, molto, molto fortunato. Bene, adesso lasciamo che la magia agisca.
Vampira: Sì… sì. La mascia è forte in te, Luke. Lo sento. Hic!
Lepricauno: Ma che… quanto ne hai bevuto?
Vampira: Ehi! Io non ti dico quello che devi fa-re, no? Sono una donna io! Una bellissima donna fatale, che succhia il sangue degli schiocchi- Hic- mortali. Non mi trovi seducente, verdino?
Lepricauno: Sei uno schianto, piccola però ora ridammi il bicchiere. Vampira: Ma allora perché nessuno mi ama? Perché, eh!? I vampiri hanno sempre quel non so che di…
Lepricauno: Ehm, cocca, non capisco che c’entra…
Vampira: Fascino irresistibile! Eppure, uomini… zero! Non capisco – Hic- È forse perché sono pallida? Eh? È così? Be’, scusa tanto se io non sono come questi vampiri moderni, che brillano come Swarovski! Io mi sciolgo al sole, invece! E poi non posso mangiare l’aglio, mi fa malissimo allo stomaco, ma a me piace da morire! Come me la faccio la pasta senza quello, eh? Ci hai mai pensato?
Lepricauno: Senti cocca io non ho tempo da perde…
Vampira: No! Senti tu, cocco! Come mai sei così, alto? Quelli come te non sono tipo dei nanetti? Alti così… degli gnomi.
Lepricauno: Sono un Lepricauno, io! non uno stupido gnomo che…
Vampira: Oh, scusa tanto, signor Leprimano! È che voi gnomi siete tutti uguali, avete tutti nomi buffi e siete tutti bassetti così ahahah…
Lepricauno: Io non sono basso! Sono normale, normale!
Vampira: Ah, sì sì. Come vuoi tu, gnomo Leprano. E dove hai nascosto la pentola d’oro, eh? Sempre alla fine dell’arcobaleno?
Lepricauno: Sta a sentire, bella, io i miei soldi li tengo alle Cayman come tutti gli uomini d’affari! Non starò qui a sentire…
Vampira: Scusa, Trilli, se ho urtato la tua sensibilità! Sei tu l’uomo di casa. Ah, no, scusa, volevo dire il folletto (se la ride come una scema)
Lepricauno: Io non, io non… aspetta, ho capito! È la pozione che ha avuto qualche effetto collaterale. Di solito con le fatine e le Pixies funziona alla perfezione. Un paio di sorsi e salta il reggiseno. Ma su una vampira forse ha un…
Vampira: Ehi, a proposito di pozioni. Non è che te n’è rimasta ancora? Non era affatto male…
Lepricauno: No, me l’hai finita tutta tu. E guarda che ore sono! A mezzanotte l’incantesimo della strega per l’altezza svanirà, e io ancora non ho trovato una da portarmi a letto!
Vampira: Beh, nanetto, se speri di portarci me hai capito male. Anche perché… nel tuo lettino nel sottobosco non ci entro! (ride ancora più stupidamente)
Lepricauno: Sai che ti dico? Non ho tempo da perdere con spostate come te! (batte sul campanello)
Vampira: Hai ragione, spiritello, corri a cercarti una fiorellino da impollinare! (e batte anche lei sul campanello)
Lepricauno: Brutta, stron…
Vampira: Prova a sentire Pollicina, lei dovrebbe essere alla tua altezza! (ride ancora e batte il campanello)
Lepricauno: Tu, stupida tro… Oh no, no… non adesso (Sì alza agitato. Il suo braccio si accorcia di colpo e sparisce nella manica. Lei se la ride di gusto) Dev-devo andare, prima che qualcuna mi veda! (esce arrancando, come se avesse una gamba più corta dell’altra)
Vampira: Ciao, ciao, ciccio! Salutami Biancaneve e tutti i suoi nanetti! (e batte ripetutamente il campanello finché quello non sparisce)
La Vampira ridacchia ancora qualche secondo. Poi si riprende, come se un principe l’avesse baciata risvegliandola da un maleficio.
Vampira: Cielo, che strana sensazione! Sono tutta accaldata e mi fanno male le guance. (guardandosi intorno) Che strano… non è arrivato nessuno? Eppure, dovrebbe esserci ancora un…
: Ciao…
Vampira: Argh! Chi è?
: Sono io.
Vampira: Tu chi?
: Mi chiamo Henry, piacere.
Vampira: Non-non capisco. Sei un… fantasma?
: Oh, no, santi numi, no. Sono uomo di scienza, un dottore.
Vampira: Oh, bene… bene. Ma allora sei…
: Invisibile? Esatto. Vedi? (Il cappello lasciato sul tavolo dal Lepricauno si solleva e viene appoggiato a terra, come se una mano l’avesse spostato)
Vampira: Wow, che roba!
: Grazie, ma non è niente di speciale.
Vampira: E come…
: Beh, diciamo che stavo facendo degli esperimenti chimici per un’altra cosa. Devo aver sbagliato qualche calcolo e invece del mio obbiettivo sono… scomparso!
Vampira: Incredibile! Ma, quindi se (si sporge sul tavolo e allunga le mani come a voler toccare l’aria. Sente qualcosa e subito si ritrae) Oddio! Cos’era?
: Il mio naso.
Vampira: Oh… non sembrava. Ma, aspetta un momento… tu sei nudo!?
: Beh, in effetti è così ma…
Vampira: Ma come? E vieni a uno speed-date nudo?
: Beh, in effetti, ora che me lo fai notare… è che per me è così normale essere invisibile che non ci faccio nemmeno caso. A che servono i vestiti, nella mia condizione?
Vampira: Non hai tutti i torti. Però, ti rendi conto che adesso io non penserò ad altro che a questo?
: Ma no, non ti fermare alle apparenze. Potrei essere un po’ strano, è vero, ma ti assicuro che non c’è niente che non vada in me.
Vampira: Sarà.
: Sono un medico brillante, vivo in una bella casa con la servitù e sono riuscito anche ad eliminare la mia parte oscura e negativa.
Vampira: Ehm… non capisco, che intendi con parte…
: Ognuno di noi ha una parte nascosta, dentro di sé, in cui cela i sentimenti più oscuri e crudeli. Be’, ecco, io quella parte l’ho estirpata da me. Ora sono solo Jekyll senza Hyde. Ho trovato la cura, capisci? La cura contro i mali del mondo! Sì… c’è questo effetto collaterale dell’invisibilità, ma la mia scoperta è…
Vampira: Ah no, ti prego, basta. Per una volta almeno, in questa serata, vorrei rilassarmi e parlare di cose normali. Niente stranezze o assurdità. Solo due persone che si parlano e cercano di conoscersi in pochi minuti. Sì, non è una cosa facile, me ne rendo conto. Ma forse il problema è che oggi è così difficile trovare qualcuno con cui costruire una relazione stabile e con cui fare progetti per il futuro. Però io credo che un buon punto di partenza possa essere l’ascolto. Ormai non ci si parla più veramente. Il mondo è diventato un caos frenetico pieno di rumore, in cui la gente non riesce più a comunicare al di sopra del frastuono che inquina la… la nostra vita… non perdiamo più tempo a parla… ma… mi stai ascoltando? (silenzio) Uomo invisibile? (si alza e si avvicina alla sedia opposta) Sei ancora qui? Henry? (muove le mani come a voler accertarsi che ci sia qualcuno seduto sulla sedia. Invece, solo il vuoto)
Ti pareva! Se n’è andato pure lui! Ma, dico io, cos’hanno gli uomini al giorno d’oggi? Non ce n’è uno decente. (rivolta al pubblico) Sono tutti così… mostruosi!
Illustrazione – Love Kiss