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Nightscrapers

Autrice
Alessia Del Freo
Ciclo #17 - Spaghetto meccanico
Fantascienza
8 marzo 2024

Dagli oblò della nave si vede nel buio la città a cui approderete.
Una grande piattaforma galleggiante cresciuta in altezza; le punte dei grattacieli così vicine da consentire di saltare da una all’altra; i piani collegati da scale antincendio, pedane mobili, montacarichi, funi e carrucole. Tra questi sistemi di spostamento, s’insinuano componenti elettroniche poste all’esterno che trasudano sui cavi intrecciati e vengono raffreddate da impianti di ventilazione. Le finestre accese proiettano una luce blu e innaturale.
Non c’è vita nella città. Non esistono strade, non esiste terra. Anche il livello più basso è il tetto di un palazzo.

Decidete di raggiungere il ponte di coperta.
Nel corridoio sfondate le cabine a spallate, caricate le armi, incontrate altri quattro ma li fate fuori a mani nude, a suon di cazzotti e spintoni contro le pareti.
Prendete controllo della prua, mentre dall’altra parte della nave un altro gruppo sta frugando tra i barili. Davanti a voi i grattacieli si avvicinano delineandosi nella foschia: distinguete cablature e schede madri e ventole appese lungo i loro profili.
L’aria è calda e il mare ribolle.
La nebbia altro non è che vapore salato.

Vi lanciate silenziosi su una pedana barcollante e oltrepassate una finestra.
La stanza in cui vi trovate è vuota e senza porte. Le pareti sono coperte da ledwall che imitano la reception di un hotel. Dietro al bancone affiora una donna che s’ingrandisce fino a raggiungere la vostra dimensione, rimanendo piatta sullo schermo.
«Benvenuti a Nightscrapers, detenuti. Scatenate le vostre pulsioni più profonde! La città è fatta di grattacieli, composti di piani, composti di stanze. Ogni stanza è un vostro desiderio.»
Uno di voi spara dritto in fronte alla donna. Lo schermo si crepa e inizia a sfarfallare, fino a diventare una serie di bande grigie che si alternano alla rappresentazione precedente. La voce continua.
«Ma attenti alle distrazioni, gli altri detenuti sono pronti a far fuoco su di voi. Ricordate: solo il team che sopravvive conquisterà la libertà.»
Un altro si scaraventa contro la porta nello schermo, altri due lo aiutano con un piccone e il culo di un fucile: rompete e sfondate il ledwall, ma dall’altra parte c’è solo un muro.
Il quarto fa cenno di uscire dalla finestra e insieme tornate sulla pedana.
Attivate un sistema di scorrimento. La pedana si alza in modo instabile, portandovi su. Intorno ci sono solo l’oceano scuro e l’acqua che bolle. Il fianco del grattacielo sembra un intero computer assemblato all’esterno. Tutte le componenti elettroniche sono incollate alle pareti. Il sistema di cablaggio è conficcato nel muro e penetra dalle finestre, per collegarsi agli schermi interni e dar vita alle esperienze immersive nelle stanze degli edifici.
Arrivati sulla cima guardate giù: i grattacieli e i fasci di luce bluastra che sembrano precipitare nell’acqua scura creano l’illusione di una seconda città specchiata sotto al mare.
Da quel punto osservate i tetti più bassi e gli altri grattacieli che svettano. Caricate i fucili di precisione e dietro a una grande antenna parabolica osservate attraverso il mirino.
Eccone alcuni: violentano l’ologramma di una donna in una stanza del palazzo di fronte. Prendete la mira: nella parte alta del cranio, al cuore, al collo; un piede. L’ultimo, zoppicante, non sa che fare: anche quella stanza è senza uscita e vuota. Non ci sono ripari e l’unica via di fuga è la finestra. Un colpo nell’altro piede, un polso, una spalla; un occhio. Lo vedete accasciarsi.
Decidete di calarvi nell’edificio ma uno di voi esita un attimo: l’ologramma della donna violentata è ancora là, tra i cadaveri. Si alza e si avvicina alla finestra, con i seni nudi. Cerca con gli occhi verso l’alto i prossimi avventori.

La stanza sotto al tetto è una grandissima sala nella quale gli schermi proiettano slot machine su ogni lato. I numeri registrano i record di chi ha giocato prima del vostro arrivo.
Con una carrucola raggiungete le scale antincendio dell’edificio di fronte. A un cenno di intesa tra tutti e quattro cominciate a percorrerle verso il basso, mentre dagli hardware colano gocce d’acqua sfrigolanti e le ventole ributtano indietro aria calda.
Sentite i rumori di un altro gruppo. Deviate la discesa per entrare in una stanza. I ledwall proiettano gli stessi muri a cui sono appoggiati, in una versione sgretolata e ammuffita. Al centro i quattro avversari si divertono a malmenare alcuni ologrammi di senzatetto sdraiati sui cartoni. Due di voi li sorprendono penetrando dalla finestra, poi vi mettete di lato e, mentre tentano la fuga, gli altri due li finiscono appollaiati sulle scale. Derubate i cadaveri, poi sostate qualche minuto per medicarvi. Gli ologrammi dei senzatetto si rimettono a dormire con un colpo di tosse, in attesa dei prossimi aggressori. Li lasciate lì e proseguite alla ricerca di umani.

Le scale antincendio finisco sul letto di un altro edificio, molto più vicino al livello del mare. Cominciate a muovervi in orizzontale, sfruttando le funi e le carrucole, mentre sopra di voi i traccianti degli spari scintillano nella notte. Da una finestra all’altra, da un edificio all’altro, le bande si combattono a vicenda. Un uomo precipita e viene lacerato dalle pale di una ventola; un proiettile colpisce un circuito elettrico e fa saltare le luci di un piano. Proseguendo trovate i cadaveri di un ennesimo gruppo. Chi li ha uccisi si è divertito a decapitarli e portare vie le teste. Due strisce di sangue parallele conducono a una sedia a rotelle e all’ologramma di un giovane, in attesa come gli altri, che il suo destino si compia ancora una volta.

Giungete al centro della città.
Qui gli edifici sono sempre più bassi e si alternano come regoli, creando un parkour tutto intorno a una sorta di tubo con un’enorme apertura rivolta verso l’alto. Salite sul bordo esterno e ascoltate il mare gorgogliare sul fondo indistinguibile.
Qualcuno spara a uno di voi e subito saltate giù con le armi impugnate. Il proiettile è arrivato dall’alto ma una banda di quattro irrompe da una vetrata davanti al tubo.
Tu: vai avanti verso gli avversari e spappolali con la mitraglietta, fino a che i loro corpi non sono una griglia perforata e gli organi vivi rimbalzano a terra.
Tu: blocca i sopravvissuti che scappano dall’altra parte, deliziali con la maestria di un’arma classica, una sciabola tagliente e affilata con cui dividi una testa in parti uguali.
Tu: vai dietro quella cappa e con il cecchino ripulisci il gruppo che si nasconde in alto, prendendoli al volo, facendoli precipitare come uccelli quando si librano da una fune all’altra.
Tu: aspetta l’ultimo che vi sta raggiungendo e assaltalo da dietro, conficcandogli due cacciaviti, uno nell’orecchio destro e uno nell’orecchio sinistro, fino a che le punte non si toccano all’interno del suo cervello.
Siete soli.

La città è silenziosa.
Vi chiedete cosa accadrà ora. Mentre vi ripulite dal sangue, ascoltate il mare nero gorgogliare all’interno del tubo. Il rumore di un risucchio provoca una scossa della piattaforma e alcune schede informatiche si staccano dai grattacieli e precipitano. Ora il gorgoglio aumenta d’intensità e d’improvviso un getto d’acqua esce dal tubo e schizza verso l’alto, potente e coeso, più in alto dei grattacieli, per poi schiantarsi sulla città. L’acqua bollente e scura invade gli edifici, fulmina i circuiti, distrugge le ventole, si abbatte sui tetti, anche quelli più bassi, anche dove siete voi, accumulandosi subito e sollevandovi con lei, in un turbine nel quale armi e cadaveri vorticano insieme. L’acqua straborda ai lati degli edifici più alti e si ributta nel mare, dopo aver spento ogni schermo, ogni stanza, ogni palazzo. Rimescolati sui tetti intorno al tubo ci sono le pistole, i fucili, i cacciaviti insanguinati, un volto diviso a metà, gli uomini che avete ucciso; e voi, morti affogati.

La città è spenta.
Ora, dalle aperture buie degli edifici, si affacciano gli ologrammi.
La donna nuda, i senzatetto, il giovane sulla sedia a rotelle.

Una voce, la stessa che vi aveva accolto, esce dagli altoparlanti metallici degli schermi e risuona nella città, senza che voi possiate più udirla.
«Condannati: preparatevi a tornare alle vostre postazioni per un nuovo ciclo.»