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Siamo tutti un po’ neri

Quest’anno partiamo col Noir, un genere apparentemente vecchio, legato ad archetipi del passato, l’investigatore, la femme fatale, ma che in realtà rimane, almeno secondo chi vi scrive, attualissimo.
Faccio un’introduzione storica per motivare meglio questa affermazione e per i meno studiati. Il noir nasce nella società statunitense degli anni ’20, figlio di una generazione spezzata dalla prima grande guerra: veterani disillusi, alcolizzati e violenti – l’alcool è la grande miccia della violenza, basti pensare che statisticamente tutt’oggi metà degli omicidi avvengono sotto l’influenza di tale sostanza (meditate, meditate…).
Il noir, dicevamo, è figlio quindi di una generazione di uomini ferita, senza ideali, una generazione che tornando a casa trova le mogli che nel frattempo hanno acquisito indipendenza, forza, che hanno occupato i posti di lavoro vacanti e che si sono fatte largo nella società sgomitando. Ecco quindi l’origine storica dell’antieroe e della femme fatale, due figure avverse che si muovono all’interno delle metropoli, altra grande protagonista di questo genere. La città che incarna il progresso è sporca, corrotta; serpeggia la microcriminalità e prende piede il crimine organizzato – nasce infatti anche il concetto di “gangster”.
Insomma, l’uomo è in disgrazia, la donna ingannevole e maligna, la città corrotta – nel Noir nessuno si salva, non c’è morale o assoluzione. Vanno anche a perdersi i concetti comuni e canonici di bene e male, buoni e cattivi, tutto è invece indefinito, complicato, se vogliamo, con una punta di cinismo, e potremmo dire che è nettamente più realistico o almeno vicino alla realtà di molti altri generi.
Difatti Chandler, Cain, Hammet, alcuni dei capostipiti del Noir, erano in precedenza giornalisti di cronaca nera ed è naturale pensare che per le loro storie abbiano pescato dalla realtà.
Il colore che meglio rappresenta il genere forse è il Gris, almeno per quanto concerne la rappresentazione della società.
Credo, in conclusione, che il Noir sia quindi in una certa misura lo specchio della malvagità di una società, dei suoi vizi, delle sue efferatezze, di tutto ciò che accade nell’ombra. Al cinema è, ed è sempre stato, uno dei generi più indagati, di successo, e che si è saputo rinnovare e adattare nel corso della storia forse come nessun altro.

Il male non passa mai di moda e non vedo l’ora di leggere le vostre personali incarnazioni.

Francesco Casini

Ad accompagnare l’editoriale, una variazione originale di Deborah D’Addetta sulla locandina del film “Chinatown” di Roman Polanski.